I NUOVI FIORETTI DI S. FRANCESCO
1. La pietra postale
Un mattino
frate Ruffino,
un francescano,
part? per
il deserto
e da là inviò
una lettera al Signore.
“Si può
usare una pietra”,
mi spiegò,
“solo quando
lì vicino
non c’è
un ufficio postale...”
Così frate
Ruffino
raccolse la
prima pietra
che vide,
vi avvolse
un giornale intorno
e la lanciò
verso la Città
di Dio
con una domanda
di misericordia
per il mondo.
Nel giro di
tre giorni,
dopo la preghiera
della sera,
frate Ruffino
ricevette indietro
la sua pietra
postale
e se ne rallegrò
per tutte
le persone
bisognose
di misericordia.
2. Il telefono
Frate Armando,
un francescano,
quando va
da qualche parte
mi lascia
sempre
il suo numero
di telefono.
“Qualsiasi
cosa possa succedere”, dice,
“io non
ricordo esattamente
il numero
di telefono;
ma in ogni
caso
fai tre numeri,
non di più:
il primo nel
nome del Padre,
il secondo
nel nome del Figlio
e il terso
nel nome dello Spirito Santo.
Poi io ricevo
la chiamata”.
Questo è
quanto ho fatto una volta
e frate Armando
ha ricevuto la chiamata.
“Sono contento
che mi hai raggiunto col telefono”,
esclamò lui,
“anche se io non so
dove sono.
Non ho proprio idea
dove stia,
ma se tu mi
hai trovato per telefono,
vuol dire
che da qualche parte sto.
Parlando in
generale, quando tu non stai bene,
io non ho
tempo da sprecare
per sapere
dove mi trovo.
Se tu non
stai bene,
allora io
debbo pregare
e tutto si
mette a posto.
E qual è
la differenza
del dove pregare?...”.
3. L’acqua santa
Ogni domenica
frate Bernardo,
un francescano,
mi dà un
bottiglia
d’acqua
santa.
“Noi viviamo
in un’epoca”,
dice,
“in cui
uno o due sorsi
d’acqua
santa
non sono inutili”.
Egli pensa
dentro di sé:
“In un caso
il malato
può
riacquistare
la salute.
In un altro
caso
egli può
morire
da buon cristiano”.
4. La lumaca
Fratre Pietro,
un francescano,
non ama le
chiacchiere insulse.
“Una cosa
è parlare
con gli Angeli”,
sostiene,
“e tutta
un’altra cosa è parlare di niente”.
Davvero!
Si può parlare
di tutto
con gli Angeli;
per esemprio,
si può parlare
della lumaca
che frate
Pietro transporta per la strada
due volte
al giorno.
Ogni giorno
alle sette
del mattino
lui l’aiuta
ad attraversare la strada;
e alle sette
della sera
la riporto
indietro.
Veramente!
Sposta la
stessa lumaca
avanti e indietro
ogni giorno.
Gli Angeli
sanno
che le lumache
hanno le loro abitudini,
mentre i passanti
non fanno per niente attenzione
a nessuna
abitudine.
In generale,
i passanti
non voglio
no stare attendi proprio a niente;
vogliono dire
stupidaggini,
impedento
a frate Pietro
d’assolvere
il suo compito
nei confronti
della lumaca.
E dopo tutto
la strada
per una lumaca
è la stessa
cosa
dell’oceano
per noi.
Frate Pietro,
un francescano,
sta sulla
riva dell’oceano.
5. Il cordone
Frate Antonio,
un francescano,
mettendosi
il cordone,
mi ha detto
che il cordone
può sertvire
perfettamente
per salire
la scala di Giacobbe.
“Immagina”,
ha getto,
“che ogni
nodo
del cordone
e un passo”.
Io penso alla
stesso modo.
Altri pensano
diversamente.
Se loro hanno
una corda
in casa,
è solo per
parlare
di come impiccarsi.
6. La scalinata della chiesa
Quando frate
Leo,
un francescano,
era giovane
era tanto
veloce nell’andrare a Messa
che correva
su
per la scalinata
interminabile della chiesa,
oltrepassando
tutti.
Frate Leo
sorpassava
anche gli
Angeli;
benché se
ne sentisse colprevolte
davanti a
loro.
E a motivo
di ciò,
egli era solito
lavare
le infinite
scale
dopo la Messa
(per quanto
sia noto che
gli Angeli
non lasciano impronte).
Ma frate Leo
strofinava
su e giù
uno scalino
dopo l’altro.
Vi buttava
sopra l’acqua
e asciugava
con lo straccio,
e di nuovo
si precipitava su per la scalinata
oltrepassando
gli Angeli.
Quando frate
Leo diventò vecchio
le sue gambe
si rifiutarono di obbedirgli
davanti alle
scale.
Allora gli
Angeli andavano su, tenendolo sottobraccio,
gli Angeli
lo portavano con le loro mani
alla Messa.
Al regno di
Dio.
7. La nebbia
“Non c’è
un francescano
che non ami
cambiare occupazione”,
disse frate
Serafino
e s’incamminò
nella nebbia.
Egli diceva
pure:
“La morte
è spaventosa
solo per quelli
che sono disposti
a morire
per sempre”.
8. La pioggia e la neve
Sta piovendo
e nevicando alternativamente.
Frate Corrado,
un francescano,
vicino alla
chiesa,
con i sandali
senza le calze,
va docodificando
l’alfabeto Morze
della piogga
a della neve.
“Ge-sù
con-fida in noi”,
bisbiglia.
“Ge-sù
ci ascol-ta...”.
Tira un sospiro
quando la
pioggia e la neve smettono.
La comunicazione
si chiude
così presto.
9. Gli impegni
Frate Tommaso,
un francescano,
ancora una
volta immagina
di trovarsi
in Italia
(benchè sia
trancuillo,
lavori instancabilmente
come un segretario
molto impegnato.
Vi sono così
tante responsabilità,
qualcosa tra
i mille e 120
e un miliardo
e 125 mila impegni.
Frate Tommaso
disegna
delle piccole
finestre blu su documenti importanti
e ammira l’Italia
attraverso quelle.
Ma non è
facile
scansare gl’impegni.
Non permettono
mai
a frate Tommaso
di disegnare
un davanzale di finestra,
da dove possono
essere buttati via.
Gl’impegni
si tengono stretti
alle gambe
di frate Tommaso;
controllandolo
con occhio penetrante,
non gli consentono
di affacciarsi
alla finestra
per contemplare
l’amatissima Italia.
“Italia,
Italia”, geme frate Tommaso
come il poeta
polacco Norvid,
e riprende
ancora il suo lavoro di segretario.
Qualche volta
ci riprova a disegnare
altre finestre,
e proprio
su quei documente
così importanti.
Magari nel
caso in cui qualcuno
voglia vedere
i’Italia con urgenza.
10. Il bouquet
Frate Masseo,
un francescano,
sta vicino
all’aiuola.
Taglia i fiori
e legge le
litanie
alla Madre
de Dio.
“Rosa mistica,
prega per noi”,
dice frate
Masseo.
Alza gli occhi
e vede la
Regina del santo Rosario
con un bouquet
nelle mani.
Lei è là
con gli stessi fiori
che lui ha
raccolto per Lei.
“Tu mi ami,
e Io amo
il mio piccolo
giardino”,
dichiara la
Regina del cielo.
E frate Masseo
vede
che la santa
Vergine Madre
preme al suo
cuore
non il bouquet,
ma titti i
francescani:
frate Ruffino
e frate Armando,
frate Bernardo,
frate Pietro,
frate Antonio,
frate Leo,
frate Serafino,
frate Corrado,
frate Tommaso
e frate Masseo,
che è vicino
all’aiuola e mi dice:
“Non succede
niente,
non perché
tutto è accaduto,
ma perché
nessuno è
capace di
comprendere
quanto continua
ad accadere”. |