Regina Derieva
       
                 


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Regina Derieva. Karaganda, 1972.
(1949-2013)

 

Regina Derieva with Fra Armando Pierucci in St. Saviour's Monastery (East Jerusalem), 1998.

Bianca Garavelli - "Poesia religiosa in musica", "Avvenire", 03/29/2014


 

I  NUOVI FIORETTI DI S. FRANCESCO


 

                1. La pietra postale

        Un mattino frate Ruffino,
        un francescano,
        part? per il deserto
        e da là inviò una lettera al Signore.
        “Si può usare una pietra”,
        mi spiegò,
        “solo quando lì vicino
        non c’è un ufficio postale...”
        Così frate Ruffino
        raccolse la prima pietra
        che vide,
        vi avvolse un giornale intorno
        e la lanciò
        verso la Città di Dio
        con una domanda
        di misericordia per il mondo.
        Nel giro di tre giorni,
        dopo la preghiera della sera,
        frate Ruffino ricevette indietro
        la sua pietra postale
        e se ne rallegrò
        per tutte le persone
        bisognose di misericordia.

                2. Il telefono

        Frate Armando,
        un francescano,
        quando va da qualche parte
        mi lascia sempre
        il suo numero di telefono.
        “Qualsiasi cosa possa succedere”, dice,
        “io non ricordo esattamente
        il numero di telefono;
        ma in ogni caso
        fai tre numeri, non di più:
        il primo nel nome del Padre,
        il secondo nel nome del Figlio
        e il terso nel nome dello Spirito Santo.
        Poi io ricevo la chiamata”.
        Questo è quanto ho fatto una volta
        e frate Armando ha ricevuto la chiamata.
        “Sono contento che mi hai raggiunto col telefono”,
        esclamò lui, “anche se io non so
        dove sono. Non ho proprio idea
        dove stia,
        ma se tu mi hai trovato per telefono,
        vuol dire che da qualche parte sto.
        Parlando in generale, quando tu non stai bene,
        io non ho tempo da sprecare
        per sapere dove mi trovo.
        Se tu non stai bene,
        allora io debbo pregare
        e tutto si mette a posto.
        E qual è la differenza
        del dove pregare?...”.

                3. L’acqua santa

        Ogni domenica
        frate Bernardo,
        un francescano,
        mi dà un bottiglia
        d’acqua santa.
        “Noi viviamo in un’epoca”,
        dice,
        “in cui uno o due sorsi
        d’acqua santa
        non sono inutili”.

        Egli pensa dentro di sé:
        “In un caso
        il malato può
        riacquistare la salute.
        In un altro caso
        egli può morire
        da buon cristiano”.

                4. La lumaca

        Fratre Pietro,
        un francescano,
        non ama le chiacchiere insulse.
        “Una cosa è parlare
        con gli Angeli”, sostiene,
        “e tutta un’altra cosa è parlare di niente”.
        Davvero!
        Si può parlare di tutto
        con gli Angeli; per esemprio,
        si può parlare della lumaca
        che frate Pietro transporta per la strada
        due volte al giorno.
        Ogni giorno
        alle sette del mattino
        lui l’aiuta ad attraversare la strada;
        e alle sette della sera
        la riporto indietro.
        Veramente!
        Sposta la stessa lumaca
        avanti e indietro ogni giorno.
        Gli Angeli sanno
        che le lumache hanno le loro abitudini,
        mentre i passanti non fanno per niente attenzione
        a nessuna abitudine.
        In generale, i passanti
        non voglio no stare attendi proprio a niente;
        vogliono dire stupidaggini,
        impedento a frate Pietro
        d’assolvere il suo compito
        nei confronti della lumaca.
        E dopo tutto
        la strada per una lumaca
        è la stessa cosa
        dell’oceano per noi.
        Frate Pietro,
        un francescano,
        sta sulla riva dell’oceano.

                5. Il cordone

        Frate Antonio,
        un francescano,
        mettendosi il cordone,
        mi ha detto
        che il cordone
        può sertvire perfettamente
        per salire la scala di Giacobbe.
        “Immagina”, ha getto,
        “che ogni nodo
        del cordone e un passo”.
        Io penso alla stesso modo.
        Altri pensano diversamente.
        Se loro hanno una corda
        in casa,
        è solo per parlare
        di come impiccarsi.

                6. La scalinata della chiesa

        Quando frate Leo,
        un francescano,
        era giovane
        era tanto veloce nell’andrare a Messa
        che correva su
        per la scalinata interminabile della chiesa,
        oltrepassando tutti.
        Frate Leo sorpassava
        anche gli Angeli;
        benché se ne sentisse colprevolte
        davanti a loro.
        E a motivo di ciò,
        egli era solito lavare
        le infinite scale
        dopo la Messa
        (per quanto sia noto che
        gli Angeli non lasciano impronte).
        Ma frate Leo strofinava
        su e giù
        uno scalino dopo l’altro.
        Vi buttava sopra l’acqua
        e asciugava con lo straccio,
        e di nuovo si precipitava su per la scalinata
        oltrepassando gli Angeli.

        Quando frate Leo diventò vecchio
        le sue gambe si rifiutarono di obbedirgli
        davanti alle scale.
        Allora gli Angeli andavano su, tenendolo sottobraccio,
        gli Angeli lo portavano con le loro mani
        alla Messa.
        Al regno di Dio.

                7. La nebbia

        “Non c’è un francescano
        che non ami cambiare occupazione”,
        disse frate Serafino
        e s’incamminò nella nebbia.
        Egli diceva pure:
        “La morte è spaventosa
        solo per quelli
        che sono disposti a morire
        per sempre”.

                8. La pioggia e la neve

        Sta piovendo e nevicando alternativamente.
        Frate Corrado,
        un francescano,
        vicino alla chiesa,
        con i sandali senza le calze,
        va docodificando l’alfabeto Morze
        della piogga a della neve.
        “Ge-sù con-fida in noi”,
        bisbiglia.
        “Ge-sù ci ascol-ta...”.
        Tira un sospiro
        quando la pioggia e la neve smettono.
        La comunicazione si chiude
        così presto.

                9. Gli impegni

        Frate Tommaso,
        un francescano,
        ancora una volta immagina
        di trovarsi in Italia
        (benchè sia trancuillo,
        lavori instancabilmente
        come un segretario molto impegnato.
        Vi sono così tante responsabilità,
        qualcosa tra i mille e 120
        e un miliardo e 125 mila impegni.
        Frate Tommaso disegna
        delle piccole finestre blu su documenti importanti
        e ammira l’Italia attraverso quelle.
        Ma non è facile
        scansare gl’impegni.
        Non permettono mai
        a frate Tommaso
        di disegnare un davanzale di finestra,
        da dove possono essere buttati via.
        Gl’impegni si tengono stretti
        alle gambe di frate Tommaso;
        controllandolo con occhio penetrante,
        non gli consentono
        di affacciarsi alla finestra
        per contemplare l’amatissima Italia.
        “Italia, Italia”, geme frate Tommaso
        come il poeta polacco Norvid,
        e riprende ancora il suo lavoro di segretario.
        Qualche volta ci riprova a disegnare
        altre finestre, e proprio
        su quei documente così importanti.
        Magari nel caso in cui qualcuno
        voglia vedere i’Italia con urgenza.

                10. Il bouquet

        Frate Masseo,
        un francescano,
        sta vicino all’aiuola.
        Taglia i fiori
        e legge le litanie
        alla Madre de Dio.
        “Rosa mistica, prega per noi”,
        dice frate Masseo.
        Alza gli occhi
        e vede la Regina del santo Rosario
        con un bouquet nelle mani.
        Lei è là con gli stessi fiori
        che lui ha raccolto per Lei.
        “Tu mi ami, e Io amo
        il mio piccolo giardino”,
        dichiara la Regina del cielo.
        E frate Masseo vede
        che la santa Vergine Madre
        preme al suo cuore
        non il bouquet,
        ma titti i francescani:
        frate Ruffino e frate Armando,
        frate Bernardo, frate Pietro,
        frate Antonio, frate Leo,
        frate Serafino, frate Corrado,
        frate Tommaso e frate Masseo,
        che è vicino all’aiuola e mi dice:
        “Non succede niente,
        non perché
        tutto è accaduto,
        ma perché
        nessuno è
        capace di comprendere
        quanto continua ad accadere”.

 
 
 

 

 

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